L’Europa offre un habitat ideale per gli oltre 48 milioni di diportisti europei ai quali si aggiungono anche i turisti nautici extra UE.
Le unità da diporto che stazionano nelle acque europee superano i 6 milioni, a fronte di 4.500 marine che offrono non meno di 1.75 milioni di posti barca tra mare aperto e acque interne (Fonte: Ricerca CNA sulle dinamiche e prospettive di mercato della filiera nautica del diporto terza edizione – anno 2014)
Nonostante questi numeri, il mercato dei posti barca negli ultimi anni ha sofferto di una pesante stagnazione che si è conclusa finalmente nel 2015 con i primi segnali di ripresa: i posti stanziali sono cresciuti in media del 7,7%, i transiti rispetto al 2014 sono aumentati del 3,3% con una domanda di posti barca proveniente in prevalenza da imbarcazioni a motore (60,4%) più che da barche a vela (34,1%) (Fonte: rilevazioni Marinanow).
Ma non finisce qui. È il mercato della portualità turistica in generale a registrare un’accelerazione. Lo testimoniano i nuovi porti che si stanno costruendo un po’ dappertutto nel Mediterraneo e il conseguente aumento dei posti barca con una mole di transiti che nel Mediterraneo si concentra in particolare nell’area tirrenica (70%) mentre il restante 30% è distribuito tra tutti gli altri quadranti nautici.
Questo miglioramento è dovuto in parte alle ottime condizioni climatiche della stagione estiva, in parte alla ripresa del mercato delle barche usate e in parte anche alle manovre economiche portate avanti dai governi per incentivare un mercato che era stato represso dalle tasse e dalla burocrazia. Ne è un esempio l’applicazione dell’IVA ridotta al 10% per i “Marina Resort”, approvata con la Legge di Stabilità del governo italiano. Un provvedimento che consente alle marine di essere equiparate ai resort quando offrono una serie di servizi nel marina e che ha portato già a un amento del +4% negli ormeggi brevi (Fonte: Osservatorio Nautico Nazionale, dati al 30 settembre 2015) nonostante la difficoltà di applicazione della norma.
Le criticità di questo mercato sono infatti tutt’altro che sparite.
La prima fra tutte è la polarizzazione dell’utenza.
Negli ultimi anni si è assistito da una parte a una crescita del numero dei proprietari di megayacht – secondo“Superyachtintelligence.com” nel 2014 il 55% degli yacht ha eletto un porto del Mediterraneo come proprio home port – che oggi vale circa 24 miliardi di euro (Fonte: superyachtintelligence.com report) anche se questi restano molto concentrati soprattutto nelle località più rinomate come Porto Cervo, Ibiza, Montecarlo o Capri, con un’utenza di anzianità importante (parliamo di over 50). E nel Mediterraneo occidentale si concentrano molte delle marine che possono ospitare tali tipi di imbarcazioni.
Dall’altra, le imbarcazioni/natanti con maggiori transiti risultano essere ancora quelle di dimensioni inferiori ai 12 metri, con una prevalenza del motore sulla vela e rapportabili a un’utenza più giovane (dai 18 ai 50 anni).
I dati di una light survey condotta da Marinanow sul proprio bacino di utenza mostrano che per il 2016 questa tendenza è ancora evidente tra coloro che cercano un posto barca: il 58% cerca uno stallo per un’imbarcazione sotto i 12 metri mentre il 36,4% cerca uno stallo tra i 12 e i 18 metri con un preventivo di spesa che nel 45,5% dei casi si attesta sui mille euro, nel 27,3% tra i 1000 e i 3000 e nel 27,3% supererebbe i 3000 euro.
Eppure la forbice sembra pian piano assottigliarsi tra coloro che intendono noleggiare una barca: a fronte di un 49% che ancora preferisce noleggiare una barca sotto i 12 metri, infatti, c’è un 44,9% che intende noleggiare una barca tra i 12 e i 18 metri con un budget di spesa che nel 61,2% dei casi viene preventivato fino a 3 mila euro; un 26.5% spenderebbe tra i 3 e i 5 mila euro e il 12,2% si spingerebbe addirittura oltre i 5 mila euro.
Segno che la crisi che aveva colpito particolarmente questa fascia di utenza (30-50 anni), manda segnali di depotenziamento (Fonte: Marinanow) mentre cresce probabilmente la fiducia dei consumatori che per questa stagione 2016 sceglieranno di visitare perlopiù le maggiori isole italiane, dalla Sardegna alla Sicilia fino all’Elba e il Giglio, Ischia e Procida, Ponza e Ventotene, con un gradimento sensibile per la Grecia, la Corsica, la Croazia e la Spagna (Fonte: Marinanow).
Un’inversione di tendenza in atto? Sicuramente una buona notizia che lascia ben sperare tutti gli operatori di mercato.
Un’altra criticità riguarda invece il passaggio al digitale. Come si sa, il settore nautico di per sé è ancora vincolato ai sistemi tradizionali. In tutti i paesi del mondo l’ingresso di una imbarcazione in un porto straniero è vincolato a una lunga serie di limitazioni e doveri, dalla segnalazione alle autorità locali alle attività di registrazione dei documenti necessari alla permanenza in acque territoriali fino al controllo a bordo. Adempimenti che comportano un ingente dispendio di tempo, energie e materiale cartaceo che con il passaggio al digitale potrebbe essere facilmente evitato.
Questo atteggiamento si riscontra anche nell’approccio alle nuove piattaforme digitali che abilitano alle prenotazioni online: tra coloro che cercano online una barca o un posto barca, la percentuale di chi ha già finalizzato una prenotazione online si attesta intorno al 35%.
Proprio sulla base di queste evidenze è nato e si sta sviluppando il progetto di digitalizzazione delle marine del Mediterraneo portato avanti da Marinanow insieme a Navigodigitale, lanciato a settembre con l’obiettivo finale di fornire ai porti dell’area mediterranea un sistema completo di digitalizzazione degli scambi documentali necessari alle navi da diporto per la fase di entrata e uscita. Della sperimentazione si attendono vantaggi abbastanza evidenti: risparmio fino all’80% dei tempi di gestione delle pratiche, eliminazione di circa 2000 fogli di carta da ciascun ufficio, maggiore tracciabilità e controllo delle domande in tempo reale, possibilità di accedere a un archivio delle pratiche sempre ordinato delle richieste e possibilità di effettuare i pagamenti direttamente online.
Sicuramente un tassello importante di quel “mercato unico digitale” su cui si sta impegnando l’Unione europea e che mira ad abbattere lingue, processi burocratici e particolarità locali che frenano la libera circolazione di beni e servizi. Anche quelli via mare.